Diciannove anni dopo, eccoci tornati a Sydney! L’emozione è stata tanta.
Era il novembre del 2004 quando io e il mio attuale marito, allora fidanzato, atterrammo per la prima volta all’aeroporto di Sydney. Non ricordo molto di quelle ore di volo se non l’entrata spettacolare nella baia di Sydney con l’Opera House e l’Harbour bridge che ci guardavano dal basso. I nostri sorrisi stampati sui finestrini dell’aereo. E due valigie stracariche di voglia di scoprire cosa c’era dall’altra parte del mondo.
Non tutti lo sanno, ma 19 anni fa venni in Australia con un Working Holiday visa. Dopo la laurea io e il mio “amico” (mia madre l’ha chiamato così fino al giorno del nostro matrimonio) decidemmo di prendere un aereo e andarcene a scoprire cosa c’era dall’altra parte del mondo. Sentivamo il bisogno di vivere qualcosa di nuovo. Volevamo evadere dalla realtà del nostro paesello e cercare di capire com’era il mondo fuori dall’Italia. Entrambi laureati e piuttosto delusi dalla ricerca di un lavoro che tardava ad arrivare, sommersi da false promesse e stage senza futuro.
Quel lontano novembre del 2004 atterrammo quindi a Sydney. Andammo poi anche a Melbourne, in Tasmania, ad Alice Spring. Raccogliemmo zucchine e squash nello Shepparton. Incontrammo tantissimi ragazzi europei che, come noi, si erano concessi mesi sabbatici prima di assumersi la responsabilità di diventare adulti.
Fummo ospitati da una coppia di anziani immigrati italiani che negli anni ‘50 lasciarono l’Italia a bordo di grandi navi per andare a cercare lavoro.
Oggi, diciannove anni dopo, siamo tornati a Sydney.
Adesso siamo sposati, abbiamo vent’anni in più, un contratto di lavoro che ci ha portato fino a qui dopo anni vissuti in giro per il mondo.
Oggi parliamo bene la lingua, abbiamo maturato esperienze di viaggio e viviamo a Melbourne da più di un anno. Ma soprattutto siamo genitori di due fantastici adolescenti.
Questa volta a Sydney ci siamo arrivati in auto facendo tappa a Cooma per rivedere un collega di mio marito che ha lavorato con lui a Riyadh.
Il nostro desiderio più grande era riuscire a rivedere il figlio della coppia di anziani che 19 anni fa ci ospitò proprio a Sydney. Purtroppo sapevamo che la vecchiaia se li era portati via da un paio d’anni. I nostri figli erano curiosi di vedere la casa di questi due anziani italiani emigrati qui in Australia tanti anni fa perché ne avevano sentito parlare tantissimo da noi.
Lui si chiamava Sergio, era cremonese, mentre lei si chiamava Giuseppina ed era calabrese.
Lui era partito con la barca negli anni ‘50 alla ricerca di lavoro, mentre lei era arrivata in Australia perché il fratello la propose in sposa a Sergio che ormai aveva più di trent’anni. Un matrimonio combinato a distanza il loro, durato anni e dal quale sono nati tre figli che ancora oggi parlano un italiano quasi perfetto.
Purtroppo non sapevamo come rintracciarli, quindi un giorno siamo tornati nella casa dove ci ospitarono diciannove anni fa nella speranza di trovare almeno uno dei figli.
La casa era ancora come la ricordavamo, ma purtroppo era vuota.
Prima di andarcene però abbiamo bussato alla porta, ad aprirci è venuto un uomo asiatico che parlava un inglese stentato, ci ha detto che erano i nuovi proprietari. L’avevano appena comprata e la stavano sistemando.
La delusione ci ha assaliti, ma mio marito non si è dato per vinto ed ha chiesto loro se avevano il numero di telefono di uno dei figli dei vecchi proprietari.
Insomma, la sera dopo eravamo seduti ad un ristorante tailandese con V. il figlio, ormai sessantacinquenne, di quella vecchia coppia di italiani che ci ospitarono diciannove anni fa.
Quando ci ripenso non mi sembra vero!
Sydney, 19 anni dopo, ha saputo sorprendermi ed emozionarmi ancora una volta! Ma in modo diverso, perché oggi non sono più quella ragazzina ingenua e sognatrice che “scappava” da una realtà di paese che le stava troppo stretta.
Drusilla, Melbourne